mercoledì 31 agosto 2016

Giornata di pausa al Purgatory Resort

Il logo del "Purgatory Resort"

Il "Purgatory Resort" in inverno (da internet)

La cartina degli impianti di risalita e delle piste di sci

Abbiamo deciso di fermarci in questo luogo per due notti e questo mi dà la possibilità di trascorrere quasi tutta la  giornata a letto, per tentare di farmi passare al più presto febbre e raffreddore. 
Mentre Isacco va a camminare su per i monti, Paolo resta a farmi compagnia. Aggiorniamo insieme il foglio Excel con il programma di viaggio per i prossimi giorni e, all'ora di pranzo, usciamo insieme per procurarci il necessario per pranzo, cena e colazione.

Nel pomeriggio, al rientro di Isacco (che nella sua camminata ha avvistato cervi, scoiattoli e uccelli vari), insieme a lui lavoriamo ancora un po' al programma dei prossimi giorni. 
La giornata si conclude nel relax totale: Isacco sguazza nella bella piscina dell'albergo con annessa Hot Tub, mentre noi rimaniamo tranquilli in camera, dove resteremo anche per cena. Anche se ancora raffreddata, io sto un po' meglio e spero di essere in forma domani…il programma è davvero intenso!

L'unica foto che ho scattato oggi; vista dalla terrazza dell'appartamentino dove siamo alloggiati

martedì 30 agosto 2016

Da Norwood al Purgatory Resort

Anche se non ho trascorso molto bene la nottata per via del bruciare alla gola, penso dovuto alla gelida aria condizionata che mi soffiava sul collo ieri sera al saloon (evidentemente il cambio di tavolo non è stato abbastanza tempestivo), il risveglio, in un cielo terso limpidissimo, è molto piacevole: la colazione è nella saletta della lobby, tutta finestre, ed arredata con un caldo, solido e rassicurante stile campagnolo. Paolo ed io, alle 6:30 del mattino, siamo gli unici ospiti svegli e così la saletta è tutta per noi e ci godiamo appieno questo momento, comodamente seduti sul grande divano in pelle, morbidissimo.

Oggi siamo già in Colorado, e in poco più di un'ora di viaggio raggiungiamo i punti panoramici davanti al Mount Sneffels, mio antico e primo amore di quando gli Stati Uniti, con il loro parchi e la loro meravigliosa natura, erano solo un sogno che mi accontentavo di realizzare sfogliando le fotografie in Internet a notte fonda.
Mai avrei pensato di ritrovarmi qui, e per la seconda volta per giunta! E il ritornarci vale davvero la pena, perché oggi ci arriviamo di mattina con il cielo sereno e la luce a favore.
Ci fermiamo più volte a scattare fotografie prima di arrivare a Ridgway.
 Nel tragitto, il mio mal di gola vira velocemente e assume caratteristiche più fastidiose… testa che scoppia, sento la febbre salire…
Ma questo non mi impedisce di godere la strada fino a Ouray, "The Switzerland of America",  mitico centro minerario, ora luogo turistico di montagna, collegato dal terribile Black Bear Pass alla più rinomata Telluride, dall'altra parte del complesso montuoso del Mount Sneffels.

Proseguiamo di qui verso il Red Mountains Pass e ringrazio Paolo per la sua guida calma e rassicurante, perché non ricordavo affatto che la strada fosse così paurosa: non è lunga, ma è piuttosto stretta, a curve e tornanti, e non è riparata da nessun guard-rail…
Cioè proprio il tipo di strada che io detesto.
Sono però ripagata dalla vallata che si apre dopo il passo: le pendici dei monti, coperte di betulle e conifere, risalgono verso le cime formate da enormi sabbioni in moltissime sfumature di rosso e ocra, che i raggi di sole accendono qua e là.
Sparse nella vallata sono le miniere ormai abbandonate che raccontano la storia di questa che è una delle dieci strade più pericolose al mondo…in inverno naturalmente, quando le valanghe non cessano di cadere e la strada deve comunque essere percorsa dai mastodontici camion.

Con una bella discesa panoramica scendiamo a Silverton: qui, un tempo, il treno a vapore provvedeva al trasporto dei minerali (argento, oro, ed altri) fino a Durango.
Il treno esiste ancora, e lo vediamo sbuffante fermo proprio nel bel mezzo del paese, ma oggi trasporta turisti.
Silverstone è molto caratteristica: rispetto quattro anni fa purtroppo hanno asfaltato la via centrale, ma tutte le altre vie rimangono sterrate.
Ogni cosa ruota intorno alla ferrovia… E così anche il picnic oggi sarà in un prato alla fine di un binario: Paolo e Isacco gustano i loro panini seduti sulle traverse della ferrovia, mentre purtroppo il mio raffreddore galoppa e io rimango a dormicchiare in auto.
Mi procuro uno yogurt e una banana alla grocery, prima di ripartire.

Dopo circa mezz'ora, ci ritroviamo allo stesso lago al Molas Pass dove quattro anni fa avevamo visto due alci: oggi non ne vediamo, ma ci fermiamo parecchio tempo sulle sponde del laghetto.
Isacco cammina attorno al lago, noi invece riposiamo un po' in auto e poi io mi diverto a dare pezzettini di pane a due anatre.
Il paesaggio, con l'acqua calma circondata dalle foreste di pini e betulle, è davvero rilassante...staremmo qui ancora, ma sappiamo che e meglio procurarci per tempo la sistemazione per la notte, così proseguiamo e dopo un'altra trentina di miglia ci fermiamo al Cascade Village, il quale purtroppo ha più che raddoppiato i prezzi rispetto a quattro anni fa, ma la gentile signora alla reception (originaria di Tacoma, Seattle) mi indica un altro residence più avanti: è il Purgatory Village, dove infatti dopo un'estenuante attesa alla reception per interminabili ricerche al computer dell'addetto, con la febbre che ormai mi sta facendo scoppiare la testa, ottengo la agognata sistemazione.

Posso finalmente crollare a letto con una bella aspirina e una tazza di tè  (rooibos, privo di caffeina...lo adoro).
Mentre io mi godo la camera, accogliente e silenziosa, dotata di ogni possibile attrezzatura (cucinetta completa di tutto, lavatrice e asciugatrice, caminetto, ecc.), Paolo e Isacco vanno a cenare in un locale particolarissimo, tutto tappezzato da biglietti da un dollaro, ritornandone con un generoso doggy bag di una pizza dall'ottimo aspetto, ma che non mi attira…devo occuparmi di mal di gola, tosse e raffreddore!



Norwood (CO)


Il Backcountry Inn, dove abbiamo pernottato

Da Norwood a Ouray (CO)








Ouray (CO)





Da Ouray (CO) a Silverton (CO) attraverso il Red Mountains Pass

















Silverton ...










Il Molas Pass e il Purgatory Resort







E la sera, mentre Paola lotta col mal di gola ...

Isacco e Paolo vanno a mangiare la pizza in un locale davvero "peculiare" :)

The Olde Schoolhouse Cafè & Bar











lunedì 29 agosto 2016

Canyonlands South - Norwood (CO)

La cena di ieri è stata davvero piacevole: da Zax siamo riusciti ad avere uno degli ambitissimi tavoli all'esterno ed è stato divertente star seduti nell'aria tiepida gustando la cena, chiacchierando e guardando il viavai sulla Main Street. Per di più ho trovato cibo per me ideale: buffet di verdure/pizza a fette/frutta.
Poi, mentre Paolo e Isacco sono andati in albergo, io ho passeggiato tra negozi di abbigliamento e artigianato, e qualche galleria d'arte. Una esponeva un'enorme radice di cottonwood: capovolta e lucidata, era in vendita a 8.000$ come tavolo...bellissimo, con gli interstizi tra le diramazioni più piccole della radice lasciati aperti.

Stamattina, dopo le varie fasi organizzative, verso le 10 lasciamo Moab e partiamo verso sud.
Oggi finiremo la visita dei parchi della zona e poi andremo in Colorado.
Facciamo una breve sosta al "Hole in the Rock", famoso perché comparso più volte nel film Transformers 4, poi con circa un'ora di guida su una lunga  strada che risale una mesa (un bellissimo pronghorn passeggia tranquillissimo a lato della strada) giungiamo al Needles Overlook e....rimaniamo letteralmente senza parole.
Davanti a noi un salto nel vuoto e aldilà le mesa  di Canyonlands North; io mi perdo a fotografare, ma poco dopo la voce emozionata di Paolo mi chiama.
Lo raggiungo e lo spettacolo è ancor più mozzafiato: siamo sull'orlo del precipizio, protetti solo da una sottile ringhiera orizzontale, davanti a noi si stendono molte mesa, l'Indian Creek, i canyons del Colorado e l'incredibile lunga fila dei Needles, candele di roccia dalle forme irregolari, tutte vicine una all'altra...
Che dire: non ci sono parole sufficienti a descrivere la grandiosità, l'infinita varietà di colori e forme. La giornata è splendida e la luce perfetta, l'aria calda e asciutta ci accarezza col profumo delle piante selvatiche, basse e contorte, che riescono a vivere in questo clima estremo.
Con grande circospezione proseguo lungo il bordo della mesa: a picco sotto di me piccoli campanili di roccia, poi lo sguardo si leva verso l'orizzonte e non riesce a smettere di spaziare in questa immensità.
Visto una volta un luogo come questo, gli si rimane legati per sempre; so già che d'ora in avanti le indelebili immagini di questo infinito passeranno dentro i miei occhi chiusi, la sera prima di addormentarmi e questo sarà in qualche modo rassicurante.

Dobbiamo ripartire… Un'altra ora e mezza di viaggio tra viste una più bella dell'altra, ci fa ammirare i petroglifici degli indiani, ci fa passare alla base delle molte gigantesche mesa, che una dopo l'altra si aprono davanti a noi come quinte di uno smisurato palcoscenico e ci deposita in un altro scenario: dopo il pranzo nell'area picnic in compagnia di quella che penso   (poi la Ranger del Visitor Center confermerà) sia la stessa coppia di corvi che nel 2012 educatamente attendeva un po' di cibo da noi, ci troviamo in un luogo circoscritto da roccioni tondeggianti accavallati in qualche modo uno sull'altro; al centro, grandi rocce rosse scavate e contorte.
Il sole picchia fortissimo in questo enorme pignattone rovente, dove l'atmosfera è completamente diversa da quanto visto finora e altrettanto indimenticabili sono le sensazioni.

Giunge il momento di salutare anche questo luogo e di allontanarci definitivamente da Canyonlands, con la speranza di riuscire a tornarci ancora.

Ci vogliono un paio d'ore di viaggio attraverso selvagge colline, lungo una stupenda vallata e su un verde altopiano dal grande cielo mutevole e intenso, per farci arrivare a Nordwood, dove ci accoglie il piacevole Backcountry Inn.

Siamo davvero affamati, e, dopo 4 anni, torniamo al Lone Cone Saloon sperando di trovare la stessa cucina di allora (ricordiamo ancora il pesce gatto, ottimo piatto locale), ma purtroppo non è così. La cena è comunque buona, ci rimette davvero in sesto e ci prepara ad una bella dormita.





Moab (UT): il motel dove siamo rimasti due notti

Lo dice la scritta ...
Un arco nella roccia scappato dal parco

Versso il Needles Overlook









































Le La Sal Mountains sullo sfondo

L' Indian Creek e il Needles Visitor Center


Nell' Indian Creek Canyon
La "Newspaper Rock"













Al Big Spring Canyon Overlook


















Ed ora verso il Colorado




L'Ufficio Postale di Bedrock (CO)


Nei pressi di Norwood: le Rocky Mountains sullo sfondo !