domenica 11 settembre 2016

La Death Valley

Oggi, alle nove del mattino siamo già in pista, diretti alla Death Valley, mentre la temperatura esterna sale inesorabilmente.
Appena usciti da Las Vegas ci ritroviamo nel deserto: non c'è più nulla, riusciamo fortunatamente procurarci acqua e panini a Indian Springs, desolato agglomerato di poche case, un distributore di benzina e uno Store basico.
Nel tragitto, vediamo parecchi mezzi militari, pensiamo diretti o provenienti dalla famosa area 51, che si trova non molto distante da qui.
Quando arriviamo all'incrocio con la strada per Death Valley, un paio di locali fanno riferimento con coloratissime e gigantesche insegne, alle storie di alieni che girano intorno all'area 51, promettendo incontri ravvicinati di vario tipo…
Dopo circa due ore di viaggio, risalita una strada in mezzo a roventi colline e a cave di borace, scendiamo dall'auto nell'aria rovente del Dante's View, punto panoramico dal quale si gode lo spettacolo del lago salato di Badwater e di tutta la vallata.
Poco dopo risaliamo con parecchia fatica il breve sentiero per il famoso Zabriskie Point, luogo dall'atmosfera marziana, tra dune  gialle e complicate rocce; la salita è poca cosa, ma ormai siamo sopra i 40 gradi, investiti da un forte vento caldissimo e si resiste solo perché è molto secco...anche se dopo una decina di minuti corriamo a rifugiarci in auto con l'aria condizionata a tutta forza (cosa che del resto è consigliata in tutti i numerosi cartelli, insieme alla raccomandazione di continuare a bere acqua).
Discendiamo poi nella famosa depressione, 85 metri sotto il livello del mare (ma il mio altimetro segna -91...), con la temperatura che tocca i 113 gradi Farenheit (45 gradi Celsius): è Devil's Golf Course,      distesa di zolle bruciate cosparse di duri cristalli di sale. Qui, dove non c'è traccia di vita (nemmeno uno degli onnipresenti cespuglietti che popolano tutte le zone desertiche del West) resistiamo solo un paio di minuti fuori dall'auto. Anche poco dopo, sull'arroventata distesa di sale di Badwater, Paolo ed io ci rifugiamo in macchina dopo cinque minuti, mentre Isacco, eroico, si spinge fino al limite della zona in cui è consentito camminare.
Ritorniamo poi indietro, percorrendo l'Artist Drive; amo moltissimo questa stretta contorta strada che sale e scende lungo rocce tormentate, dalle infinite sfumature di colore. Avorio, beige, giallo, ocra, bruno, azzurro, cenere, verde, rosa, rosso, porpora, violetto, nero... Ognuno di questi colori, in tutte le sue gradiazioni si accosta e a volte sfuma negli altri seguendo le forme e l'andamento di rocce piegate, sollevate, rimescolate nel corso di milioni di anni.
Verso le due del pomeriggio raggiungiamo il Visitor Center a Furnace Creek: il nome descrive benissimo la situazione del luogo, assolato e rovente.
Parcheggiato sotto una tettoia, mangiamo i nostri panini in auto e poi ripartiamo. Proseguiamo nella Death Valley lungo distese fiancheggiate da brulli monti.
Gradualmente, compaiono le prime forme vegetali finché, avvicinandoci a Panamint Springs, siamo circondati dalla tipica flora delle zone desertiche.
Proseguiamo per una strada che sale su monti davvero lunari; io sono alla guida, finché i burroni che si aprono proprio a filo della strada mi provocano un attacco di vertigini e così chiedo a Isacco di darmi  il cambio alla guida, cosa che apprezzo moltissimo: mi sistemo sul sedile posteriore e lascio che se la veda lui con curve, salite e burroni!
Arriviamo finalmente al passo e da questo punto in poi la strada per fortuna scende dolcemente lungo vaste praterie cosparse di Joshua Trees, fino ad arrivare alla vallata che corre verso nord lungo la Sierra Nevada.
È stata un'idea di Paolo quella di arrivare fino a Mammoth Lakes, bellissima località di montagna immersa tra foreste di conifere: dopo la giornata di oggi trascorsa nel calore infernale del deserto, è un piacere scendere dall'auto e respirare l'aria fresca che profuma di resina. Il Cinnamon Bear B&B, già prenotato, si rivela piacevole e accogliente. Lo stesso vale per la Mammoth Tavern, trovata grazie a Google, dove sotto un soffitto a travi di legno, ci ristoriamo con una deliziosa cenetta, con l'intrattenimento di un divertente giovane cameriere che si cimenta in una specie di italiano spagnolo imparato chissà come.