giovedì 11 agosto 2016

Mt St Helens

L'attesa ci ha premiato: la giornata non poteva essere più bella: cielo blu e aria tersa, cosa tra l'altro piuttosto rara da queste parti; qui infatti le montagne creano un clima umido, caratterizzato da quelle foschie e precipitazioni che permettono alle foreste di vivere rigogliose. Partiti da Longview, attraverso verdi pianure ci inoltriamo nelle foreste che coprono il vastissimo territorio attorno al Mount St. Helen, il quale fa le sue prime spettacolari apparizioni quando la strada comincia a risalire diventando sempre più panoramica, ma obbligandoci a una buona dose di pazienza: stanno rifacendo praticamente tutto il manto stradale e questo ci obbliga ad attese per marcia alternata prima di lunghissimi tratti in cui dobbiamo seguire  un furgone "Follow Me"...guido io e la lentezza mi ipnotizza un po'. Ci fermiamo al primo Visitor Center, molto bello, una costruzione in pietra e tronchi, che commemora le vittime dell'eruzione del 1980, oltre a fornire informazioni e i soliti comfort per i turisti.
C'è anche, accanto, la base degli elicotteri...mi piacerebbe tanto che Paolo facesse un giro,  ma i prezzi sono proibitivi.
Nelle aiuole davanti al centro passeggia placida una specie di pernice o di grossa quaglia, che si fa fotografare da vicino e anzi finisce per appollaiarsi chiocciando sommessa e becchettando tranquilla.
Continuo a guidare e a pazientare per i lavori in corso; finalmente, poco dopo mezzogiorno, lasciamo l'auto e, fatti pochi passi, ci ritroviamo sul Johnston Ridge Observatory, davanti al Mount St. Helens in tutta la sua grandiosità. Impossibile non provare soggezione davanti alla montagna scoperchiata, al cratere, alle nevi perenni sulle grigie pendici laviche, a tutto il territorio montuoso circostante che fa da sconfinato manto al vulcano. Un sentiero in mezzo ai fiori di alta montagna ci porta su un cocuzzolo sbucherellato da tane di scoiattoli. Ed è uno scoiattolo intrapprendente a farci compagnia durante il picnic nell'anfiteatro, davanti allo spettacolo dell'immenso cratere davanti a noi.
Il relax dopo pranzo è nella sala proiezione, dove un documentario spiega con immagini stupende l'eterno ciclo di distruzione e rinascita di una natura che nella sua spietatezza preserva e rinnova la vita. Per quanto l'eruzione abbia sconvolto una immensa area e distrutto foreste per centinaia di miglia, tutto attorno la vita sta rinascendo e si possono riconoscere benissimo i diversi stadi: licheni, muschi, flora alpina vicino al cratere e, più giù, le nuove foreste costituite da alberi giovani, perfetti, fittissimi. Al seguito del verde gli animali hanno ripopolato la zona...dai piccoli roditori fino a coguari, orsi, cervi, aquile, castori, marmotte...
Ma in tutto questo rinascere spicca, e mi lascia una profonda tristezza, la foto dello studioso di vulcani, il Johnstone cui è dedicato l'osservatorio, ripreso giovane e allegro nel suo accampamento...era da tempo in zona per osservare l'attività del vulcano quando è stato sorpreso dall'eruzione, con la sua micidiale nube piroplastica.
Mentre io e Paolo ci concediamo un riposino nell'auto, Isacco-piè-veloce si spinge più sotto il cratere su uno dei sentieri che partono dall'osservatorio.
Il rientro ci lascia il tempo per un'escursione a Portland: arriviamo quasi al tramonto e, con un giro in auto e quattro passi in centro, riusciamo a goderci la città frequentata da molti universitari e giovani (ahimè...tanti davvero malridotti dalle droghe..) e famosa per gli strip-clubs e, appunto, per le droghe. Noi ci limitiamo ad una cena divertente, da Buffalo Wings, prima che Isacco con un'ora di guida, ci riporti in albergo a Longview.






Il cabhoose trasfornato in caffetteria, nel piazzake del motel di Lingview

La vista verso il Mt St Helens dal Forest Learning Center
Il Forest Learning Center


Una quaglia ???

Salendo verso il Johnston Ridge Observatory


















Finito il documentario, nella sala proiezioni del Visitor Center, si alza il sipario e ..... 




Portland, Oregon