sabato 3 settembre 2016

Lake Powell, Antelope Canyon, Colorado River Horseshoe

Ieri, prima di cena, avevamo prenotato il tour all'Antelope Canyon.
Stamattina, molto efficienti, sbrighiamo presto check out, prelievo contanti, spese per picnic e alle 9:30 siamo già sul battello per un tour sul Lake Powell.
Paolo ed io lo conosciamo già, ci siamo venuti nel 2012 e me ne sono innamorata.
Oggi il tempo è variabile, il sole va e viene, ma quando entriamo nel più vicino dei fiordi del lago, la meraviglia di quattro anni fa si ripete, con le diverse gradazioni di colori dovute alla luce, differente da quella giornata di sole cocente di quattro anni fa.
Il battello scivola in un sinuoso corridoio tra alte pareti di roccia lavorata in mille forme, dai delicati colori cipria che si riflettono sull'acqua liscia, profondissima.
La scia del battello muove l'acqua quasi nera riempiendola con i colori della roccia: cipria, rosa, rosso bruciato, terra si rincorrono in vortici e onde, che poi subito si sciolgono nel turchese e nello smeraldo dell'acqua a riva, una riva sottile sottile, che spesso neppure c'è dato che le pareti sono a strapiombo.
Il giro di un'ora è proprio poca cosa rispetto alla vastità del lago Powell, ma è sufficiente per immergerci nella sua bellezza e imprimere un altro ricordo nella memoria.
Il lago, formato dalla Powell Dam, ha riempito i canyons scavati dal Colorado e dai suoi affluenti e si estende per circa 300 km diramandosi in una infinità di fiordi e insenature, con tutto il fascino della inusuale commistione di ambienti opposti: deserto, roccia, acqua, canyons sotto un intenso cielo mutevole che genera incessantemente effetti caleidoscopici.
Lascio il battello chiedendo al captain se per caso conosce il Joe che ci aveva portato in giro per il lago nel 2012. Pare lo conosca, e mi fa scrivere i miei contatti in modo che lui mi possa scrivere: spero di accordarmi direttamente con lui in futuro dato che la prossima volta non mi accontenterò di un'ora su questo lago magico.
Una delle macchinette-shuttle ci riporta all'auto.
Dobbiamo essere alle 11:30 al punto di ritrovo per l'Antelope Canyon, poco distante; appena partiti si scatena all'improvviso una pioggia torrenziale, che fa sbandare la macchina, ma pur dovendo rallentare moltissimo arriviamo con largo anticipo.
Costituito da un paio di baracche nel deserto, il centro ha un'organizzazione militaresca e spartana, ma dotata di poss per carte di credito ed internet per tener sotto costante controllo il meteo (lo strettissimo canyon è soggetto a piene improvvise).
Nel frattempo ha smesso di piovere e il sole picchia, ma tira un gran vento e bassi nuvoloni grigi passano veloci mentre sfruttiamo l'attesa per un anticipato picnic.
Alle 12:30, dopo un'altra sbroffata di pioggia, siamo sul fuoristrada guidato da una donna navajo, carina e gentile, che a balzelloni ci scarrozza sulla sabbia del deserto fino all'ingresso del canyon, e poi ci fa da guida agguantando i nostri cellulari e scattandoci foto nei punti migliori. Eravamo già stati qui, nell'Upper Antelope Canyon, ed anche oggi ne siamo affascinati malgrado il sole si faccia desiderate e quindi i colori non siano caldi e forti come potrebbero.
Il traffico di turisti è regolato molto bene dalle guide che, diversamente da quattro anni fa, sono molto professionali e gentili.
Il luogo è davvero speciale e tutti noi naso all'aria guardiamo l'incredibile risultato del lavoro dell'acqua che, forzata nello strettissimo spazio (in alcuni punti passa una sola persona), con i suoi turbini, ha modellato in modo unico le pareti di questo che viene definito canyon e non grotta perché per tutta la sua lunghezza la fessura verso l'alto è sempre aperta.
Questo è tutt'ora un luogo pericolosissimo: non moltissimi anni fa alcuni turisti sono morti per una improvvisa piena ed oggi viene costantemente monitorato il bacino pluviale a monte per garantire la sicurezza...anche se a noi qualche esitazione è venuta data l'esperienza dello scroscio di stamattina che, nel giro di un minuto, ha trasformato la strada in fiume.
Tutto però si conclude bene, rientriamo col fuoristrada chiacchierando con la simpatica famiglia americana (giovani genitori e tre bimbi) con cui abbiamo condiviso il tour.

Verso le tre siamo già parcheggiati poco a sud di Page, all'imbocco del sentiero che, in circa 15 minuti di cammino, ci porta ad un'altra meraviglia: vista in foto e nei film innumerevoli volte, restiamo senza fiato quando l'Horseshoe (ansa del Colorado a ferro di cavallo), si spalanca vertiginosamente ai nostri piedi. Non c'è alcuna protezione: si arriva al bordo del canyon e guardando giù a picco nel vuoto, appare il Colorado che luccicando ai raggi del sole scorre verso sud: un gioiello turchese, blu, verde smeraldo...ora capiamo da dove viene il suo nome!
Oggi è sabato ed è pieno di gente, nelle pose più strane, arrischiando chi più chi meno per un selfie o una foto spettacolare; c'è anche una coppia di sposi che si spinge più vicino possibile all'oro del precipizio per farsi fotografare ("I don't like that edge", sento dire allo sposo incitato ad andare più in là).
Ansimiamo un po' per il rientro in salita, ventilato ma sotto al sole, che ci riporta al parcheggio.
Poi, aria condizionata e via, direzione Bryce.

Page ci offre però un'ultima sorpresa: traversato il Colorado all'altezza della diga Powell, dopo una decina di km io, alla guida, mi lascio ispirare dall'indicazione per un punto panoramico e, a trecento metri dalla strada, ci si apre una vista mozzafiato a 360^: il lago Powell, blu inchiostro, le rocce lunari che lo contornano, il deserto, il centro abitato di Page, le contorte anse scavate dal Colorado, le rocce dalle forme più strane sparse nelle smisurate distese...essere qui e non voler essere altrove, l'appagamento per aver conosciuto i tesori nascosti nelle pieghe di questo paesaggio, i riflessi sull'acqua nel fiordo, i vortici segreti in quello stretto contorto corridoio nella roccia rossa, le anse turchine in fondo al canyon e poi ancora tutto ciò che abbiamo bevuto con gli occhi nei giorni scorsi, fino all'orizzonte e ancora più in là....e questo nell'impagabile consapevolezza che tra pochi minuti entreremo nella parte ovest di questo panorama ed io guiderò per strade, così lunghe che pare entrino nel cielo, fino a quelle montagne azzurrine, lontane lontane, e poi oltre l'orizzonte, verso altre meraviglie che ci attendono.
Infatti poco dopo ci tuffiamo in quel paesaggio e guidare qui e è davvero appagante: l'auto scivola su un nastro infinito che segue rilievi, si infila a zigzag nelle valli, taglia diritto praterie a perdita d'occhio. Rarissimi, piccoli gruppi di case, anche solo tre o quattro, come isole di vita umana perse nella natura selvaggia.
Poi giungiamo a Kanab, porta dei parchi Bryce e Zion, divenuta il tipico agglomerato di alberghi, motel, ristoranti, negozi e subito dopo, ricordando una frettolosa deviazione di quattro anni fa, ritroviamo il Coral Pink Sand Dunes State Park e ci divertiamo con le sue dune di sabbia rosata, finissima, tiepida.
Nel sole che inizia a tramontare, una stupenda solitaria strada ci riporta, tra distese verdi e argento, sulla 89 che seguiamo fino a Bryce dove ci attende il Bryce View Lodge, prenotato con un colpo di fortuna stamane prima delle sei, quando ormai disperavo di trovare una sistemazione: ieri sera tutti i siti davano sold out ogni genere di alberghi nel raggio di centinaia di miglia, a causa del ponte del Labor Day; c'era solo qualche rara disponibilità a prezzi inaccessibili.
La sistemazione è buona, quindi raggiungiamo un saloon poco distante, tutto in legno chiaro, dove ceniamo molto bene, in compagnia di due simpatici sposini genovesi in luna di miele, Monica e Giorgio, conosciuti durante l'attesa del nostro tavolo.
Rientriamo al lodge sotto una stellata stupenda, nel cielo nero, pulitissimo, di questi 2500 metri di quota.


Lake Powell ...
























































Anteelope Canyon











































Colorado River Horseshoe























Da Page verso Kanab





















Coral Pink Sand Dunes State Park















Verso il Bryce Canyon ...