domenica 28 agosto 2016

Arches National Park

Pare che buona parte dei 10 pollici di pioggia, che normalmente qui scendono in un anno, abbiano deciso di scrosciare stamattina: fuori dalla finestra c'è l'inusuale spettacolo di una Moab grondante acqua.

Titoli cubitali sul "Moab Post": IT'S RAINING !!!!

Visitare i parchi in queste condizioni è del tutto inutile, quindi ne approfittiamo per riposare.
Mentre Isacco va in esplorazione di Moab, partendo a piedi dall'albergo che è proprio in centro, Paolo ed io andiamo a fare una piccola spesa al supermercato e a divertirci un po' in un negozio di pietre e fossili. Rientrati in albergo, lavoriamo un po' con pc e cellulari, mentre una cameriera molto gentile rifà la camera.




A mezzogiorno il cielo è molto schiarito e, dopo il pranzo nel gazebo per i picnic, partiamo alla volta dell'Arches Nat'l. Park.
Il sole ormai risplende e le rocce rosse si stagliano contro il cielo blu.
"Park Avenue", la prima vasta scenografia che si apre ai nostri occhi, toglie il respiro da tanto è bella.
Tutto il pomeriggio è un susseguirsi di sorprese davanti a rocce dalle forme incredibili.
Seguiamo sentieri e camminiamo su lastroni rosati, affascinati da archi, campanili, guglie, blocchi di roccia in bilico sul bordo di alti massi.
In lontananza, sempre, una vista fantastica aperta sulle infinite mesa striate di verde e scavate dalle scarpate nette, verticali e tortuose dei canyons del Colorado e dei suoi affluenti.
Rinunciamo al sentiero in salita (4,8 km solo l'andata) per il Delicate Arch perché servirebbero almeno tre ore. Ci fermiamo invece allo Skyline Arch e, mentre Paolo rimane in auto a riposare un poco, Isacco ed io ci avviciniamo a questo arco che un crollo improvviso nel 1947 ha circa raddoppiato in ampiezza.
Attraversiamo una radura circondata da alte rocce tondeggianti accostate una all'altra: sembrano proteggere questa radura che immaginiamo rifugio per uomini primitivi, chissà quanto tempo fa.
Isacco avvista una lepre a lato del sentiero ed io, che ho proprio in mano il cellulare, riesco a filmarla mentre ci passa davanti, attraversa il sentiero e scompare saltellando.
Arriviamo sotto l'arco: alla sua base, tra i cespugli, ci sono i pezzi del masso caduto, enormi, spezzati di netto, accatastati uno sopra l'altro.
Nel gran silenzio, ci è facile immaginare il fragore del crollo...tutto questo mondo di pietra, apparentemente immobile, è invece proprio frutto del movimento, costante e irrefrenabile.
Isacco si inoltra infine nel Devil's Garden, mentre noi che siamo stanchi e che lo avevamo percorso quattro anni fa, rimaniamo ad aspettare in auto....dove mi trovo ora, approfittando della sosta per scrivere questo resoconto e prendermi una serata libera... ceneremo ancora da Zax, passeggeremo per Moab e poi potrò rilassarmi e vedere un po' di TV senza dover tenere il passo col diario di bordo!